23 settembre 2013

SAVE THE ARCTIC

Per gli appassionati ambientalisti negli ultimi giorni si sono presentati due temi scottanti di cui parlare, uno puramente italiano collegato alla settimana della moda milanese, l'altro, globale, riguarda la missione Save the Arctic di Greenpeace, ed è di quest'ultimo che oggi tratterò, dato che non ne stanno parlando in nessun importante TG, hanno solamente mostrato la "pedalata polare" organizzata domenica 15 settembre...


GREENPEACE E ARCTIC SUNRISE

Come tutti ben sappiamo Greenpeace è una delle associazioni ambientaliste più imponenti al mondo, basata su principi pacifisti, e dalla sua fondazione, avvenuta nel 1971 a Vancouver, ha portato avanti tantissime campagne per difendere il pianeta e denunciare crimini ambientali, non accetta aiuti economici né da governi né da società private e si finanzia esclusivamente con il contributo di singoli individui che ne condividono gli ideali e la missione, ormai arrivati al considerevole numero di 3 milioni.

Una delle ultime campagne intraprese da Greenpeace è Save the Arctic: una trentina di attivisti a bordo della nave rompighiaccio Arctic Sunrise sono salpati verso l'Artico per protestare contro Gazprom, colosso petrolifero russo che sta attuando trivellazioni nella zona artica a danno dell'ecosistema nordico, già fortemente provato.

GLI ULTIMI AVVENIMENTI

Il 18 settembre alcuni attivisti hanno cercato di scalare e salire a bordo della piattaforma petrolifera Prirazlomnaya, per manifestare il loro dissenso, causando una reazione spropositata e violenta da parte della Guardia Costiera russa, che ha arrestato i due attivisti ed il giorno dopo ha abbordato ILLEGALMENTE, in quanto si trovava in acque internazionali, l'Arctic Sunrise e arrestato gli altri attivisti a bordo della nave, ora detenuta dai russi.

Hanno preso i miei amici senza dire una parola e si sono diretti verso la nave della Guardia Costiera. Il mio cuore si è fermato. Gli spari continuavano, e io mi chiedevo fino a che punto questa gente si sarebbe spinta per fermare le nostre pacifiche proteste contro l'estrazione di petrolio artico. Ora sono di nuovo sull'Arctic Sunrise, sana e salva. Ma il mio cuore è con i miei amici e io non sarò felice finché non saremo di nuovo tutti insieme. La Guardia Costiera ha minacciato di aprire il fuoco sull'Arctic Sunrise se non lasceremo l'area. Ma ovviamente hanno agito in questo modo per proteggere Gazprom e le sue pericolose ambizioni artiche. Io non so cosa ci riserveranno questa notte o domani, ma so che siamo qui per fermare la prima estrazione petrolifera in Artico della storia, quella di Gazprom.”


Camila Speziale è un'attivista argentina di Greenpeace impegnata nell'Arctic Oil Tour, questa è una delle ultime testimonianze pervenute a Greenpeace riguardo all'arresto dei primi due attivisti.
Da quel momento non si ricevono più loro notizie e Greenpeace ha organizzato oltre ad una serie di proteste davanti alle ambasciate russe di tantissimi Paesi, anche una petizione online per richiedere alle ambasciate di intervenire diplomaticamente e suggerire il rilascio degli attivisti e la liberazione dell'Arctic Sunrise.

“Greenpeace non ha ricevuto nessuna conferma ufficiale delle possibili accuse e agli attivisti è stata negata sia l'assistenza legale che quella dei propri consolati. Quella della Guardia Costiera russa è una reazione sproporzionata e ingiustificata, ed è chiaro che le autorità sono pronte a tutto pur di proteggere i giganti del petrolio come Gazprom e Shell.
La vera minaccia all’Artico non viene da Greenpeace, ma da tali compagnie, determinate a sfruttare le riserve di combustibili fossili già responsabili del riscaldamento climatico e dello scioglimento dei ghiacci. Le trivellazioni in un ecosistema delicato come quello artico, sarebbero devastanti e produrrebbero danni ambientali irreversibili.”

Così viene scritto sul sito ufficiale di Greenpeace, www.greenpeace.org.

COSA POSSIAMO FARE

Si tratta di momenti piuttosto critici finchè non si potrà comunicare con gli attivisti e ricevere notizie sulle loro condizioni, ciò che ognuno di noi nel proprio piccolo può fare è spargere la voce, parlare di questa sproposita reazione e detenzione illegale contro un'azione puramente pacifista, semplicemente segnalando la situazione sui vari social network con hashtag come #FreeTheArctic30 #ResistenzArtica #SaveTheArctic, e contribuendo ad inviare una mail di protesta all'ambasciata russa in Italia, tramite il modulo messo a disposizione dal sito web di Greenpeace all'indirizzo http://www.greenpeace.org/italy/it/libera-i-nostri-attivisti/

Il pianeta è uno soltanto, basta poco per aiutare e dare forza ai portatori della sua voce!





#SaveTheArctic #ResistenzaArtica #FreeTheArctic30

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